Si è riunita ieri, 17 novembre 2019, la 4ª assemblea plenaria per la formazione permanente del VOM.
Nei locali dell’Istituto “Sacro Cuore” don Antonino Favata, cappellano dell’Ospedale, ha organizzato un incontro affinchè il gruppo potesse vivere un momento di spiritualità comunitaria arricchito dagli interventi di quattro ospiti: ogni relatore ha affrontato un argomento legato alla tematica della formazione dei volontari.
Il pomeriggio è iniziato con un momento di preghiera in cui il gruppo ha invocato la grazia dell’abbandono fiducioso a Dio per poter essere sempre più, nel compimento del servizio, strumenti della Sua Volontà.
La seconda parte del pomeriggio si è svolta nel salone dell’Istituto, con un momento formativo.
Il primo relatore è stato don Davide Chirco, parroco di Cristo Re e guida spirituale Unitalsi. Il suo intervento, dal titolo “Al servizio dei più deboli: l’esperienza di Lourdes e l’Unitalsi” ha mostrato quanto spesso il volontariato nasconda il desiderio di gratificare il nostro “Io”, colmare dei vuoti o metterci a posto con la coscienza e quanto questo sia deleterio perché l’altro diventa il mezzo per il nostro compiacimento, non il fine del nostro agire. Pertanto egli ci ha invitato a monitorarci, anche grazie alla relazione con le persone a cui prestiamo servizio, per verificare la genuinità delle nostre motivazioni.
A seguire, Giovanna Maria Ciolino, presidente dell’Unitalsi (associazione cattolica dedicata al servizio degli ammalati ed al loro trasporto in pellegrinaggio presso santuari italiani ed internazionali), ha raccontato con grande emozione le vicende personali che l’hanno portata a compiere il primo viaggio a Lourdes e diventare parte dell’Unitalsi. Una storia piena di domande e di risposte giunte attraverso l’incontro con gli altri, e una capacità di farsi piccola e mettersi in ascolto che ha provocato una rivoluzione nel suo modo di rapportarsi agli altri, scardinando anche pregiudizi e preconcetti.
I due interventi successivi hanno avuto come tema la donazione degli organi, di cui poco si conosce e su cui ci sono molte informazioni inesatte.
Il dott. Antonio Cacciapuoti, Direttore UOC Anestesia e Rianimazione PO Trapani-Coordinatore Trapianti ASP Trapani, ha illustrato passo dopo passo e con molta chiarezza cosa si intenda per donazione degli organi, chi e quando può esprimere il consenso, quali siano le condizioni mediche necessarie a tale operazione, quali limiti di età e quali organi e tessuti possano essere donati.
Ha anche descritto, con molta precisione, tutta la procedura di osservazione di un individuo in condizione di Morte Cerebrale fino all’eventuale prelievo degli organi per il trapianto, che coinvolge l’operato di diverse équipes mediche in sinergia.
Egli ha posto anche l’accento sulla delicatezza di un compito complesso qual è quello degli anestesisti, che devono dare comunicazione della morte cerebrale ai familiari del paziente e, laddove il consenso non sia già stato dato in precedenza, proporre loro di considerare la possibilità della donazione degli organi. Si tratta di un compito in cui l’operatore sanitario deve trovare le parole giuste per guidare i familiari ad una scelta che, in un momento di estremo dolore, diventa un dilemma di non facile soluzione, poiché a livello umano e psicologico è una decisione che crea un profondo turbamento.
Ed è proprio questo dilemma che ha costituito l’argomento della testimonianza di Cristina Grassa, infermiera del Pronto Soccorso dell’Ospedale “A.Ajello”. Cristina ha accennato, con poche frasi, alla morte del proprio figlio diciannovenne, avvenuta alcuni anni fa per un incidente. Un dolore per una perdita “così dilaniante che non esiste una parola per identificarla”. Al momento in cui a lei e al marito fu chiesto il consenso per trapiantare gli organi Cristina, nonostante la competenza dei medici e nonostante le sue stesse conoscenze professionali, era talmente sopraffatta dal dolore da non poter avere la consapevolezza per compiere una scelta così importante. Gli organi del figlio, che se trapiantati nel corpo di altre persone avrebbero permesso a lui e a loro di continuare a vivere, non vennero donati. Oggi afferma con certezza che farebbe una scelta diversa, ma ammette che in quel momento la comunicazione con i medici in merito al consenso si svolse in una situazione in cui non aveva consapevolezza né lucidità. In conclusione del suo intervento, pertanto, ci invita a considerare l’importanza di un gesto come la donazione degli organi e a parlarne in famiglia, a ponderare la decisione e prendere una posizione chiara, tramite l’apposizione del consenso alla donazione sulla carta di identità al momento del rinnovo o tramite l’iscrizione all’Aido (Associazione Italiana Donazione Organi). Ciò permette sia di dare speranza a tante persona ammalate, ma anche di liberare i parenti dell’ammalato dal prendere una decisione in un momento delicatissimo. Cristina, pur non avendo compiuto quella scelta, ha poi trovato un modo discreto e generoso affichè il figlio potesse diventare occasione per aiutare altri a vivere. Perché, come le disse una volta un sacerdote incontrato a Lourdes, “ogni madre che perde un figlio si chiama Maria”, e come lei può fare in modo che questa morte diventi vita per molti.
Questa formazione ha suscitato grande interesse e partecipazione tra i volontari, che hanno colto il senso di una formazione che serva a migliorare qualitativamente il nostro servizio, e hanno rivolto ai relatori molte domande per saperne di più. All’assemblea ha partecipato una consistente maggioranza dei volontari, e molti hanno richiesto ai relatori di poter tornare per approfondire i temi trattati.
Al termine di questo momento il gruppo VOM ha celebrato l’Eucarestia comunitaria, momento fondamentale per il nostro servizio ospedaliero. A seguire, come momento di fratellanza e di amicizia, il gruppo ha condiviso la cena, durante la quale i volontari hanno avuto modo di trascorrere piacevolmente del tempo insieme.
Per la prima volta, e in via sperimentale, l’intero pomeriggio di formazione è stato trasmesso in diretta Facebook sulla pagina della Cappella “Gesù confido in te – Ospedale Mazara del Vallo”, ed è stato un modo per condividere con tante persone il dono che abbiamo ricevuto.
Comunicato stampa