La “ Mostra chiamata Algeria” è un tema che, in passato, il Direttivo del Il Duemila,ha trattato, come obbiettivo di importanza esclusiva,scomparso nel sistema turistico di visite alla città di Mazara del Vallo.
Oggi,sembra quasi proporsi come argomento simbolico oltre che di rilievo e di sostanziali affetti storico-artistici per la società tutta e non solo per uomini di cultura e per la politica. E difficile non vederci intrecci di incuria,intolleranza inettitudine e danno grave culturale e artistico per Mazara.
“La Mostra chiamata Algeria” a Mazara, una delle due esistenti al mondo, raffigura nei dettagli più minuti, resi con realismo e senso dinamico,incisioni,graffiti,pitture, in ocra rossa e bianca di uomini negroidi mediterranei, con travestimenti animali, acconciature, maschere, minuti di arco, giavellotti, bastone della caccia a giraffe,felini ,bufali, elefanti,rinoceronti,ippopotami.
E’ arte rupestre della preistoria mediterranea (Sesto e Quinto millennio,prima di Cristo) del deserto del Sahara terra allora ricca d’acqua ,vegetazione e animali e umanità primitiva.
La Mostra realizzata dall’ E.N.I donata dal Presidente del Consiglio Sen. Amintore Fanfani alla municipalità, nella cerimonia di arrivo del gas algerino in Italia ,a Mazara attraverso il gasdotto trans-mediterraneo. Fu visitata con grandi numeri in esposizione, lungo il colonnato del chiosco del Collegio dei Gesuiti.
Per il pericoloso aggravarsi dei danni strutturali del terremoto, il Collegio venne poi rinchiuso, e la Mostra per lunghi anni non fu visitabile. Ritornò alla luce, ed in esposizione nel 2001 con ingresso separato, nella Loggia della Madonna del Carmine, nel Palazzo dei Carmelitani, elevato a prestigiosa sede del Municipio.
“Mostra chiamata Algeria” risulta scomparsa, dal 2009. La città non può continuare a privarsi di un’opera di quadri cosi esclusivi e importanti Mazara durante l’esposizione assume una dimensione europea di grandezza, per la conoscenza, per la conoscenza del passato dell’area mediterranea. La visita della mostra e interesse di futuro del bilancio turistico, di Mazara e della Sicilia.
Le scene di caccia e rituali della vita quotidiana di uomini e donne raffigurati si rilevano documenti insostituibili per la storia tout-cuor.
Sono segni e traccie che la realtà nel suo mutare consegna alla storia cioè a dire, tutti quei resti di diversa natura che gli storici definiscono “fonti”.
Mazara dando seguito all’appello del Il Duemila deve vincere la scommessa della apparizione ed esposizione della “Mostra chiamata Algeria” ai turisti numerosi ed accademici e studiosi.
Comunicato stampa