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Misure correttive della Corte dei Conti, lettera aperta dell’ex assessore mazarese Ina Agate

Ina Agate risponde al sindaco Quinci

Intervengo solo adesso sulle misure correttive chieste dalla Corte dei Conti sul rendiconto 2019 perché non posso permettere a nessuno, nemmeno a te caro sindaco, di utilizzarmi quale capro espiatorio della incresciosa vicenda che ha visto il Comune di Mazara del Vallo condannato a rilevare un disavanzo di 33 milioni di euro.
Sentirti dire nel corso di un’intervista televisiva che il danno è dipeso dal fatto che la scrivente, a suo tempo assessore al bilancio, nonché la dirigente del settore non si sono accorte dell’errore rilevato dalla Corte mi ha lasciata a dir poco basita.
Come può, mi chiedo, un Sindaco arrivare a tanto nel tentativo di lavarsene le mani.
Ricordo, come certamente ricordi anche tu, come già a pochi giorni dall’insediamento ci siamo resi conto che la situazione di liquidità fosse critica; ricordo, come certamente ricordi tu, l’imbarazzo nel far emergere le nostre preoccupazioni visto che molte parti della nuova amministrazione avevano avuto ruoli di primo piano nella precedente; ricordo, come certamente ricordi tu, le mille riunioni fatte sull’argomento, l’angoscia e le preoccupazioni per le responsabilità politiche che ci stavamo assumendo; ricordo, come certamente ricordi tu, il momento in cui decidemmo di avviare la rateizzazione straordinaria dei tributi per recuperare i crediti nel tentativo di ribaltare il trend della riscossione.
In quel momento ho ammirato il coraggio di un Sindaco che nonostante le difficoltà si metteva al timone di una barca che navigava nella tempesta e ci indicava la rotta.
Allora non potevo certo immaginare che nel momento in cui si fosse chiesto al capitano conto di quelle scelte lo stesso avrebbe dirottato le responsabilità sui suoi sottoposti.
Sappiamo bene, caro Sindaco, che le responsabilità a cui ci richiama la Corte dei Conti affondano in anni e anni di gestione “improvvida” del bilancio comunale, rispetto alle quali noi non c’entravamo nulla ma che, alla luce di quanto è successo, avremmo dovuto denunciare con molto più vigore di quanto abbiamo fatto.
E invece ancora adesso preferisci sorvolare sulle responsabilità di chi ci ha preceduto e cercare il capro espiatorio in me, rea di avere apposto la firma su quel consuntivo che viene oggi censurato. Quel consuntivo che registra poco più di sei mesi di attività nella nuova giunta, insediata il 15/05/2019, e che già mostra la riduzione della spesa corrente rispetto al consuntivo 2018 di oltre 5.000.000,00 e l’avvio di quella campagna di rateizzazione straordinaria dei tributi locali e di lotta all’evasione che avevamo messo in campo per risanare i conti del comune.
A volte però il destino è beffardo e succede che proprio nel 2019 cambia il metodo di calcolo del FCDE (fondo crediti di dubbia esigibilità), per cui il la Corte dei Conti punta l’attenzione proprio su quel consuntivo e non sui precedenti (per i quali il calcolo era semplificato) rilevando le criticità note. Ancora una volta decidi però di evitare l’imbarazzo di denunciare a chiare lettere chi è responsabile della mancata riscossione dei crediti accumulati negli anni precedenti e punti il dito su di me.
Non sarebbe stato più onesto e corretto dire che conoscevamo le difficoltà ma tu per primo hai deciso che dovevamo accettare la sfida e mettere in campo tutto quanto possibile per ribaltare il trend?; non sarebbe stato più onesto e corretto dire che seguivi personalmente le questioni di bilancio insieme a me e che il tuo rapporto con la dirigente era diretto, tanto che in alcune occasioni ne sono stata persino esclusa?; non sarebbe
stato più onesto e corretto dichiarare che sulla legittimità dell’accantonamento al FCDE siamo stati a suo tempo entrambi rassicurati?
Hai preferito fare altro, oltretutto con parole che ancora una volta mi offendono come donna oltre che come professionista.
Caro Sindaco io non sono stata l’assessore di Giorgio Macaddino, perché io “non appartengo” a nessuno.
Se proprio senti l’esigenza di utilizzare questi termini allora l’unica cosa che ti concedo è che sono stata “tuo” assessore, designato da una lista politica che ha espresso quattro consiglieri comunali al cui ottimo risultato ha contribuito alacremente anche Giorgio Macaddino, di cui mi pregio – a scanso di equivoci – di avere l’amicizia umana e politica.
L’utilizzo di tale pessima terminologia tradisce in qualche modo i motivi del tuo attacco nei miei confronti e forse persino quelli della mia estromissione dalla tua giunta oltre un anno e mezzo fa; mi rifiuto infatti di pensare che ti sia voluto liberare di me solo perché mi sono trovata in diverse occasioni in posizione critica, visto che ho sempre palesato in maniera leale le mie posizioni, nel rispetto dei ruoli di ciascuno.
Rivela però anche altro, caro Sindaco, perché il linguaggio utilizzato è quello del più becero maschilismo, è l’espressione di un comune sentire, così diffuso da passare inosservato, che pone ogni donna incapace di fare politica se alle spalle non ha un uomo che la supporta e la guida; è l’espressione di chi ritiene che una donna che fa politica è solo la bella immagine di un uomo che tira le fila, insomma. Tale espressione, caro sindaco, detta da te, che per il ruolo che rivesti dovresti essere esempio e riferimento, è di una gravità inaudita.
Sindaco questo mi offende e delude più di tutto.
Non sento il bisogno di raccontare la mia storia personale e politica per confutare le tue illazioni, chi mi conosce sa, ma per tutte le donne che come me ambiscono a fare politica attiva senza subire continuamente attacchi alla propria dignità umana, professionale e politica è arrivato il momento di dire BASTA!
Come qualcuno prima di me ha detto “Io ho paura di un sindaco i cui errori saranno sempre colpa di qualcun altro”.

Caterina Agate

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