Anche il 2019 è passato senza che i lavori di dragaggio del porto canale di Mazara del Vallo iniziassero. Un altro anno, insomma, buttato al vento e di attesa per i tanti operatori marittimi e portuali che da tantissimo tempo fanno i conti con una situazione davvero insostenibile. Eppure, il 2019 sembrava essere finalmente l’anno giusto per avviare l’intervento in questione: ma così non è stato e, adesso, si confida nel 2020 come anno in cui i lavori inizino davvero. D’altronde, lo scorso ottobre era stata formalizzata in pompa magna, alla presenza del governatore Nello Musumeci e del sindaco mazarese Salvatore Quinci, la consegna dei lavori alla ditta appaltatrice, ma a distanza di quasi tre mesi tutto è ancora fermo, tanto da far sorgere qualche preoccupazione tra gli addetti ai lavori e non solo. In un paio di occasioni il primo cittadino ha sgombrato il campo da qualsiasi tipo di problema e ha affermato che non c’è alcun ritardo nell’avvio dei lavori di dragaggi ma soltanto l’attesa che si concludano alcuni interventi preliminari nel fiume Mazaro, come la rimozione di alcuni relitti. C’è da augurarsi che si effettivamente così e che il nuovo anno non porti in dote a Mazara altre sorprese in una lunga e intricata vicenda che negli anni ha regalato più di un colpo di scena. E pensare che i lavori in questione sono stati appaltati addirittura quattro anni fa alla ditta Ecol 2000 di Messina, ma da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchio. L’ostacolo insormontabile è stato, finora, il conferimento dei fanghi nella colmata B: è lì che in questi anni si è infranto il parere ambientale della Regione, forte anche delle analisi condotte nel tempo dal Cnr e costate ben 398 mila euro. Adesso, invece, la situazione si è sbloccata grazie a due fattori. Il primo è l’alluvione che nel novembre 2018 ha provocato praticamente l’esondazione del fiume Mazara: circostanza che ha in qualche modo reso urgente l’intervento e ne ha accelerato l’iter anche attraverso un’ordinanza della protezione civile nazionale. Il secondo fattore sono le risultanze delle nuove analisi condotte tra luglio e settembre scorsi dalla Biosurvey, spin off dell’università palermitana alla quale il commissario delegato della Sicilia ha direttamente affidato l’incarico per un importo complessivo di quasi 40 mila euro. I fanghi non sarebbero tossici e potranno, dunque, essere conferiti in colmata B. Tutto bene, insomma, con tanto di firma del contratto dei lavori di dragaggio con la ditta Ecol 2000 lo scorso 12 novembre. Poi, però, non è successo più nulla e l’attesa per l’inizio dei lavori è tuttora in corso. Come si ricorderà, l’opera è stata finanziata dal governo nazionale con 2 milioni di euro, di cui 1 milione e 126 mila euro a base d’asta. La Ecol ha presentato un ribasso di poco più del 34% e ha ottenuto l’appalto per una cifra di 836 mila euro. Il resto del finanziamento è andato via, in parte, tra analisi vecchie e nuove, nonché per lo studio di incidenza ambientale e altro (per un totale di 450 mila euro già pagati), mentre altri 180 mila euro verranno utilizzati tra il monitoraggio in corso d’opera dei lavori, le analisi integrative e le consulenze e ben 200 mila euro per il conferimento in discarica di eventuali materiali risultati non idonei.(riproduzione riservata)